Tempo fa, ormai sono passati quasi tre anni, gli amici di Napoleaks, una testata giornalistica online indipendente, mi scrissero per un'intervista sul babywearing. Fu un'occasione imprevista per parlare non solo di portabebè, ma anche del cosidetto "alto contatto"... Che, a proposito, io opterei per sostituire con altre espressioni: gli inglesi parlano di "normal infant behaviour", io proporrei semplicemente di parlare di bisogni del bambino. Non solo bisogni strettamente legati alla fisiologia, "visibili", e universalmente riconosciuti e accettati come mangiare, bere, dormire, essere puliti, ma anche necessità "invisibili"
connesse alla sfera emotiva e psicologica del bebè, aspetti imprescindibili dell'individuo fin dalla vita fetale. Bisogni ormai riconosciuti talmente importanti, che persino nella famosa piramide di Maslow "occupano" i gradini più in basso, verso la base. Non che personalmente sia una sostenitrice del modello piramidale, l'essere umano è una realtà molto più complessa... Ma un'immagine ha sempre il grande potere di comunicare in maniera efficace, e di essere ricordata, anche, nel tempo; per cui, di seguito ecco una bella piramide colorata, dove i bisogni "invisibili" di sicurezza, ricercati attraverso il contatto e il contenimento, sono al secondo gradino (ma io li metterei al primo, ripensando subito agli esperimenti di Harlow... Ne riparleremo in un aktro post magari)
Ma ecco la mia intervista a Napoleaks... Non riesco a linkare il loro sito, un motivo in più per trascriverla e non perderla, tra un page not found e l'altro nell'oceano di internet. Buona lettura!
1 Allora Annamaria quale e' il ruolo
di una consulente del portare?
Innanzitutto ci tengo a ringraziarvi
per avermi dato la possibilità di parlare di un argomento che ormai da otto
anni (l’età della nostra prima figlia!) ha un significato e valore enorme per
me… Il portare in fascia, o babywearing. Ho la fortuna di fare un lavoro che
amo, sono una Consulente del Portare, ovvero aiuto i genitori ad avvicinarsi e
orientarsi in questo mondo colorato e morbido delle fasce portabebe’.
Come
tutte le altre colleghe nelle varie città italiane mi occupo in primis della
divulgazione del babywearing, soprattutto attraverso gli incontri informativi
gratuiti nei Consultori e nei corsi di accompagnamento alla nascita. Mi impegno
a trasmettere corrette informazioni sulla fisiologia del bebe’ (cifosi della
colonna vertebrale, rispetto delle articolazioni delle anche etc) in modo da
poter portare in tutta comodità e sicurezza i propri bambini… E’ infatti ancora
troppo diffuso un modo non ergonomico di portare i bebe’ addosso, per lo più
attraverso marsupi con schienali poco adeguati al far sentire “contenuti”
specialmente i più piccolini: quante volte abbiamo visto per strada neonati
tras-portati in queste imbracature molto basse sul corpo del portatore,
praticamente appesi, e magari rivolti con la testolina penzolante verso la strada?
(pensiamo al sostegno che offriamo invece istintivamente, quando lo portiamo in
braccio, alla testolina del bebe’… Perché in marsupio dovrei fare
diversamente?)
Oltre alla diffusione di un portare “buono”, mi occupo di
seguire e aiutare i genitori nella scelta del portabebe’ più adatto alle loro
esigenze, e insegno loro come indossarlo al meglio, guidando all’acquisto… E
anche dopo, se necessario e gradito, per dubbi ed eventuali consigli.
Esiste una
cultura del portare in fascia? Cio' ha attinenza col sud italia? Che evoluzione
sta avendo?
Una cultura del portare… E’ il
progetto lavorativo cui io e le mie colleghe curiamo e coccoliamo tutti i
giorni, come una piantina da innaffiare e accudire! Il portare è una pratica
antichissima, che esiste da quando è nato l’uomo, essa è trans-culturale,
appartiene a tutte le culture e società nel mondo, solo che in diversi contesti
è stata “dimenticata” o per dirla più incisivamente sacrificata in nome di
altro… Come ad esempio l’ostentazione di un vero o presunto benessere (il
passeggino, diffusosi a partire da fine 800, era appannaggio inizialmente della
classe alto-borghese). Dagli anni 70 in Europa è iniziato un movimento di
riappropriazione del portare, con modalità sicuramente diverse rispetto a
quelle tradizionali che c’erano anche qui, nel Sud Italia, e con i significativi
apporti della tecnologia (dei tessuti, dei materiali utilizzati per realizzare
portabebe’) e di discipline come ad esempio l’ortopedia. Oggi il portare è
sicuramente più comodo rispetto a quello delle nostre antenate, che andavano a
lavorare nei campi con i propri figli avvolti in scialli legati sulle spalle.
La nostra “scommessa” è quella di far tornare il babywearing una modalità di accudimento
democratica e auspicabilmente sostenibile: attualmente stiamo vivendo un
momento di grande diffusione di questa pratica, etichettata velocemente come
“moda” o “novità”, ma come detto di nuovo c’è poco!
3 Ci parli dell' alto contatto?
Con l’espressione “alto contatto” ci
si riferisce solitamente ad uno stile di accudimento che parte da un profondo
rispetto delle peculiarità del bambino, delle sue risorse, dei suoi bisogni.
Il
cucciolo di uomo è considerato nella sua unicità, sia come individuo sia come
mammifero della sua specie, e il genitore vi si pone in ascolto cercando di
rispondere al meglio alle sue richieste, che ben lontane dall’essere “vizi”
sono semplicemente fortissime necessità comuni a tutti i bambini (soprattutto
neonati) in tutte le culture del mondo. Il concetto di “vizio”, per cui i
bambini fin da piccolissimi vorrebbero manipolare i genitori prevaricando
psicologicamente su di loro, è frutto di una società, la nostra, che per troppo
tempo ha incoraggiato una separazione dalla nascita del bebè in particolare
dalla sua mamma, in nome di un mito dell’indipendenza precoce.
Si è assistito
specie negli ultimi decenni del secolo scorso a un atteggiamento diffuso per
cui meno si assecondava il pianto e la richiesta di contatto del bebè e più
“forte” e autonomo questi sarebbe diventato da adulto… A distanza di qualche
anno si sta fortunatamente capendo che questo non solo è totalmente infondato,
ma anche molto dannoso: infondato perché, al contrario, più si risponde in
maniera rassicurante ai bisogni del neonato e più si sviluppa quella “base
sicura” di cui parla Bowlby; dannoso perché si è visto concretamente sul lungo
termine come ad esempio metodi rigidi di “abituazione” al sonno fondati
sull’assenza di contatto fisico tra genitori e bebe’ (leggi Estivill) abbiano
prodotto adulti nevrotici e tendenzialmente angosciati. Questo approccio è interessante
anche dal punto di vista dei genitori, i quali si riscoprono madri e padri
dotati di un efficace istinto genitoriale, per cui mettono finalmente in atto competenze e risorse per molto tempo
ignorate e soppresse a causa di un meccanismo di delega totale a figure
professionali “esperte” più di loro stessi del proprio figlio.
Che consiglio daresti ad un genitore
interessato alla cosa?
Ci sono diversi modi di approcciarsi
ad una realtà che si vorrebbe conoscere… Chi preferisce prima uno studio
“teorico” per poi approdare al “pratico”, chi invece vuole prima toccare e poi
eventualmente documentarsi! Sono tutte (e di più!) scelte rispettabili. Per chi
vuole avvicinarsi attraverso la lettura consiglio il testo più completo in
lingua italiana sul portare, “Portare i piccoli” di Esther Weber, molto utili e
più agili anche diversi siti internet, tra cui quello della scuola dove mi sono
formata, Scuola del Portare.
Su internet, o meglio sui social, sono presenti
molti gruppi tematici che oltre a diffondere nozioni corrette sul babywearing
promuovono anche occasioni di incontro tra genitori di una determinata area, ad
esempio il nostro gruppo Facebook locale Portare in Fascia Campania.
Ci sono
poi gli incontri informativi gratuiti, che organizziamo periodicamente come
Consulenti del Portare, le giornate di Fascioteca aperta, dove con un
contributo simbolico si provano i portabebe’ e si possono prendere in prestito,
o le consulenze personalizzate e i corsi, momenti più strutturati dove si
impara anche ad indossare correttamente i porta bebe’. Quindi sicuramente il
consiglio è… Informarsi bene prima di tutto!
5 Chi si avvicina a questo mondo
spesso si imbatte in supporti non ergonomici? Ci puoi dare qualche consiglio?
Spesso ci si imbatte in porta bebe’
non ergonomici, sia di tipo strutturato (come i marsupi) che non strutturato
(come le fasce), negli anni ho avuto modo di vederne diversi, tanto che ho
deciso di tenerne qualcuno in Fascioteca per far provare proprio addosso le differenze
significative tra ciò che è realmente ergonomico e ciò che non lo è, o lo è
solo di facciata.
Qualche consiglio? Sicuramente occhio al primo indicatore: il
prezzo. Spesso arrivano genitori alle prime armi che, con il timore di spendere
troppo e con l’incognita sulla buona riuscita di questi supporti, si butta
sull’economico per cui acquistano fasce elastiche a 20/30 euro (il prezzo di
una buona fascia elastica parte dai 50 euro), che costano meno sia perché non
hanno alcuna certificazione sulla provenienza e filiera dei materiali, sia
perché non danno alcuna garanzia sulla qualità della manodopera, spesso
sfruttata…
Altro elemento da valutare prima di acquistare: dove state facendo
l’acquisto? E’ importante effettuare acquisti su siti e negozi affidabili, che
garantiscono anche sulla qualità e spesso –ahimè!- anche sull’autenticità dei
supporti… Perché il mercato del contraffatto ovviamente è anche in questo
settore. Ultimo consiglio, date sempre un’occhiata al mercato dell’usato,
spesso si fanno veramente buoni affari!
6 Chi fosse incuriosito come puo'
contattarti?
Attraverso le Pagine Facebook
Annamaria Spigno educatrice e Fascioteca Napoli, o via mail (bottegabubamara@gmail.com). C’è anche il nostro gruppo Facebook
regionale, Portare in Fascia Campania, dove io e una mia collega facciamo da
moderatrici.
7 A tutti i nostri intervistati
chiediamo di consigliarci un libro, un cd ed un film. Tu che ci dici?
Bello! Anche qui la risposta sarebbe lunga… Ma
stavolta sarò più incisiva! Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez,
London Calling dei Clash e Tutto su mia madre di Almodovar.
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