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giovedì 4 giugno 2020

La prima consulenza dopo il lockdown...

La prima consulenza dopo il lockdown ha un sapore dolcissimo, il sapore delle cose tanto desiderate e infine arrivate. Come poteva essere diversamente? In questi mesi, tre lunghi mesi (giorno più giorno meno), non c'è stato giorno in cui non pensassi alla mia "normalità" lavorativa, e a come mi mancasse...

Tornerò mai al lavoro?, mi chiedevo ogni mattina che mi alzavo; una domanda onnipresente, ricordo benissimo che era il secondo pensiero appena lucida: il primo era invece "Ma sta succedendo davvero tutto questo, o è un sogno?"
Il mio lavoro, infatti, è fatto di contatto fisico, di tocco rispettoso, di presenza. Vicinanza, scambio, connessione. Aspetti che il virus ha attaccato profondamente. Ma il mio lavoro è fatto anche di distanza rispettosa, di ascolto empatico e tanta osservazione... Elementi questi ultimi che, lo ammetto, nelle consulenze "prima" della pandemia talvolta venivano sopraffatti dalla componente "attiva" e "positiva" della prima sfera di significati. 
Chi lavora con bambini molto piccoli può capirmi: quando sei nella relazione, davanti alla diade/triade, spesso sono proprio i genitori che chiedono un tuo intervento, anche strettamente fisico, tattile. Dal sistemare un bordo della fascia al tenere un attimo il bimbo perchè si è svegliato all'improvviso, piangendo, mentre la mamma stava provando la legatura con la bambola... 

Queste e molte altre situazioni vissute in anni di consulenze mi avevano portata ad immaginare come impossibile un ri-pensamento della mia attività come slegata dal contesto "dal vivo".  E infatti, per tutto il periodo del blocco delle attività non sono riuscita a misurarmi con la dimensione on-line della consulenza. Molte mie colleghe hanno invece gestito in modalità smart working la professione, a loro va la mia sincera ammirazione... Io per una serie di motivi non ho principalmente potuto, ma a dire il vero non ho neanche voluto, non me la sono sentita. Ma il punto non è questo...

Questo lungo periodo di pausa lavorativa mi ha portato a studiare e riflettere su altri aspetti di me come educatrice babywearing. A parte ad aver avuto finalmente tempo per leggere, leggere tanto, saggi ed articoli vari, e tempo per aver ripassato e "fatto mie" le tecniche apprese con l'ultima formazione Slingababy, questa lunga parentesi mi ha aiutato a ricentrarmi maggiormente sulla dimensione "negativa" della relazione, fatta da distanza rispettosa, osservazione, ascolto empatico.
Sono state settimane, mesi, in cui genitori vecchi e nuovi mi hanno contattato per essere ascoltati, per chiedere informazioni, esprimere dubbi e preoccupazioni; a loro va il mio ringraziamento, perchè professionalmente hanno contribuito tantissimo nel farmi sentire ancora attiva, viva!

Ebbene anche grazie a chi mi ha contattato in questo periodo così tosto, ho imparato a prendermi del tempo per rispondere, ma sopratutto tempo per ascoltare e far risuonare in me le parole dell'altro. Tempo in cui mi sono sentita, e non capitava da un po', non pressata dal produrre risposte efficienti e soddisfacenti. La consulenza aveva giocoforza perso l'aspetto più pratico e tecnico, più "maschile" se vogliamo, ma aveva recuperato intanto una preziosa componente immateriale, la capacità di "stare" ed esserci per l'altro, una parte più femminile, concava, rotonda. Esserci senza pensare presto e bene a cosa fare, cosa dare all'altro, esserci senza elementi "pushing" orientati alla performance positiva. 

Confido nel saper portare con me, nella cassetta degli attrezzi, questa ricentratura comoda e sicura, in cui sto proprio bene! E per voi, colleghe, cosa è cambiato in questo periodo riguardo alla vostra professione? Che riflessioni, che progetti avete?

A noi tutte, buon lavoro, qualsiasi sia il vostro stile e modalità preferita... La vita è movimento, si può sempre cambiare!

 

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