Era da parecchio che volevo scrivere questo post, perché credo sia importante e giusto, nell'ottica di un approccio rispettoso dei bisogni del bambino, parlare del tema "tempo lento del neonato".
In questi anni ho potuto osservare che da parte dei neogenitori è sempre grande la curiosità e l'interesse verso tutto ciò che riguarda la loro creaturina appena arrivata! Alcuni chiedono in maniera esplicita informazioni e notizie sul bambino, altri sono più timidi in un certo senso : tutti però sono decisamente affascinati e incuriositi da una serie di argomenti di cui, talvolta, non hanno mai sentito parlare prima, nonostante spesso abbiano seguito un percorso di accompagnamento alla nascita.
Il senso del tempo del neonato è proprio uno di questi. Ci sono mamme e papà che in effetti restano quasi meravigliati dallo scoprire che il loro bambino percepisce il fluire del tempo in maniera completamente diversa da loro! Noi adulti, così abituati ormai a correre, svolgere le nostre faccende, i nostri compiti... Senza perdere tempo! Quante volte da bambini ci hanno detto di sbrigarci, di far presto...? Ve lo ricordate?
Quando noi adulti eseguiamo un compito, quando più in generale facciamo qualcosa, siamo solitamente concentrati sul risultato che ci aspettiamo di raggiungere, parliamo, ci muoviamo e così via pensando a dove vogliamo/dobbiamo arrivare. Nel fare ciò, cerchiamo di percorrere strade comode e veloci, perché prima arriviamo al risultato, meglio sarà per noi e per gli altri: è l'apoteosi della performance performante!
La velocità, le scorciatoie, le strategie di efficienza non appartengono ancora alla mente (e al cuore... ) del neonato. Egli è appena arrivato in questa dimensione, un po' come un abitante di pianeti lontani. Dove si trovava fino a poco tempo fa questa creatura così simile a noi, ma che parla una lingua completamente diversa dalla nostra? Che sembra ignorare i principi della logica (cosa cambia se ti cullo da seduta o all'impiedi? Perché se stai cascando dal sonno non chiudi semplicemente gli occhi e dormi? E tanto altro che ogni genitore potrà riferire!), che sembra essere sordo alle nostre argomentazioni cosi razionali?
Il cucciolo umano, fino a poco prima di "atterrare" in mezzo a noi, viveva in una dimensione molto più raccolta e ovattata rispetto alla nostra: racchiuso dalle avvolgenti pareti dell'utero materno, massaggiato, cullato e dondolato continuamente, immerso in un tiepido bagno amniotico... E in sottofondo, la rassicurante certezza del suono del battito cardiaco della mamma, che come un metronomo scandisce i giorni e le notti del tempo gestazionale. Leboyer, nel suo celebre "Per una nascita senza violenza" racconta con linguaggio semplice e poetico di questo "Eden", vi consiglio di leggerlo, è un libro piccino che fila via in maniera molto piacevole.
Ma ecco che, improvvisamente, arriva il momento di lasciare la sua prima "casa"... Il bambino è al tempo stesso attore e succube di un evento straordinario, la sua stessa nascita!
E dopo le fatiche vissute nel travaglio, finalmente il neonato è qui con noi: eccolo in tutta la sua bellezza cercare la madre, la sua voce, il battito del suo cuore, la sua pelle morbida e calda, profumata. Il viaggio che l'ha portato da noi è stato intenso e sfibrante, ora in questo universo dove tutto è diverso da prima egli ha bisogno, disperatamente, di ritrovare degli elementi di continuità con il suo passato per non impazzire, per non sentirsi frammentato in mille pezzi.
Ha bisogno di sentire la musica del battito cardiaco e della voce della mamma... Ma anche del papà, che così tante volte ha sentito dal pancione! Ha bisogno di tornare a sentirsi contenuto, come quando era nel grembo, tornare a sentire quel morbido abbraccio sulla sua pelle! Ha bisogno di essere cullato, dondolato, "shackerato" dolcemente, proprio come quando viveva nella pancia della mamma... Il movimento, che il bambino vive come esperienza fin dai primi momenti del concepimento, viene intrinsecamente associato alla vita: i bambini non lo dimenticano una volta venuti alla luce!
Ha bisogno, soprattutto, che i suoi tempi vengano capiti e rispettati: non possiamo aspettarci che egli, venuto da un altro universo, si adatti repentinamente a questa realtà fatta di ore diurne e notturne, di cause ed effetti, di prima e dopo, di logica e di profitto (utile/non utile). Il bambino neurologicamente, emotivamente, fisicamente non è uguale a noi adulti, egli "prematuro fisiologico", nasce ma ha ancora necessità di proseguire la sua propria gestazione, fuori dalla pancia ormai (esogestazione). Le nostre braccia, le nostre parole gentili, le nostre carezze faranno da incubatrice in un certo senso! Il bambino crescerà e seguirà le tappe del proprio sviluppo, ma sono necessari tempo e pazienza...
Cerchiamo di ricordarlo, anche se in certi momenti, in certe giornate, può non essere affatto semplice... Cerchiamo di ricordarlo quando tocchiamo, manipoliamo il nostro bambino: proviamo ad essere più lenti, ad andare più adagio innanzitutto. Senza farci abbagliare dal "fa' presto" a tutti i costi. Cerchiamo di rallentare e di ripetere le cose, le azioni, più volte: i bambini amano le ripetizioni, sono rassicuranti, danno conferme, fanno star bene! E invece spesso noi adulti stiamo a scervellarci sul "come stimolarli" ulteriormente... Diamo tempo al nostro bambino di capire cosa stiamo facendo con lui, cosa stia succedendo : non aspettiamoci di vedere reazioni sempre pronte e immediate alle nostre azioni... Il loro cervello è giovane, giovanissimo anzi, e la loro intelligenza ha una "forma" semplicemente diversa rispetto alla nostra, dominata dalla logica causa/effetto che invece verrà conquistata e fatta propria solo col tempo e con l'esperienza (Piaget docet).
Rallentiamo specialmente quando stiamo proponendo qualcosa di nuovo al bambino... Rallentiamo e ripetiamo con gentilezza.
Nel babywearing credo che questa potrebbe essere una regola aurea, a tutte le età, ma soprattutto con i neonati, che sono i più piccoli. Non abbiamo fretta nel terminare una particolare tecnica con la fascia o col marsupio! Piano piano , gradualmente, avendo cura di far sentire per tutta la durata necessaria il nostro corpo, e specialmente le nostre mani, senza brusche interruzioni, senza movimenti repentini. Se il bambino si agita possiamo fermarci, tenendolo saldamente in braccio (anche con mezzo supporto indossato, è comunque al sicuro) e provando a dondolare, camminare, muoverci... Anche canticchiare o mettere della musica può aiutare! Man mano possiamo riprendere e continuare, e fermarci ogni volta. Senza nessuna fretta.
Buon portare e buone coccole a tutti voi!
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