giovedì 8 settembre 2022

Il rebozo, a modo mio: "Rebozati, mamma!"

E' passato qualche anno, con inframezzo pandemico, da quando ho chiuso il percorso formativo con il Mipa Centro Studi. Precisamente, era il 2019. Sfortunatamente, per tanti e vari motivi, ad oggi non sono ancora riuscita a concretizzare come desideravo i molti e densi contenuti e spunti appresi... Piano piano, però, sto riprendendo a curare e costruire laddove mi ero interrotta.

 

Formazione rebozo Mipa

In questi ultimi anni la voce di Alice in particolare mi risuonava costantemente nelle orecchie: "Ma perchè non riprendi(amo) con gli incontri del Cerchio? E col rebozo?" e così via. E io, che in certi momenti sono proprio pesante e inamovibile: "Si... Lo farò... Vedrò..." etc. 

Doveva forse arrivare la gravidanza di Alice, appunto,

e i suoi ultimi giorni di gestazione in particolare, per farmi scattare qualcosa dentro, lì in fondo (dove non risuonano le strategie, i pensieri più raffinati, bensì le cosidette "ragioni del cuore"). Doveva arrivare un incontro che mi porterò dentro per tanto, tanto tempo, caro: un pomeriggio tranquillo, dove con la complicità di Alice stessa sono riuscita ad entrare e portare attenzioni, comfort e relax a una panzotta accaldata e stanca.

Chissà.

"Rebozati, mamma!" è un nome che mi è venuto in mente credo in pieno lockdown, mi faceva sperare e sorridere, e nel segreto dei sogni e dei progetti da coccolare è rimasto, cullato e nutrito quanto bastava, fino a venire fuori qualche giorno fa, pronto per vedere la luce. Ci siamo!



"Rebozati, mamma!" è la mia idea di rebozo: uno scialle morbido e forte al tempo stesso, che accarezza, massaggia, culla e contiene la mamma. E' relax, coccola, comfort, e sopratutto tempo ed attenzioni per sè, esclusive. 

Da anni lavoro con i tessuti, da mamma, artigiana babywearing e infine consulente ho potuto apprezzare le tante prerogative delle stoffe, sopratutto come strumento di relazione tra adulto e bambino. Ma le potenzialità dei tessuti sono veramente parecchie, e utilizzarli "solo" per praticare il babywearing ad un certo punto della mia carriera mi è sembrato uno spreco di risorse.

I tessuti avvolgono e contengono: quanto può essere benefico un abbraccio di stoffa in gravidanza, ma anche nel puerperio, in una fase della vita dove è invece la donna che avvolge e contiene il bambino? Un defatigante rovesciamento di ruoli, perchè no?, non potrebbe essere anche questo uno degli effetti del massaggio con il rebozo?


I tessuti sostengono e proteggono: la donna, che in gravidanza e nel post parto vive una vera e propria regressione fisiologica con il suo bambino, che "torna" bambina come lui per poterlo "capire" ed accudire al meglio, ha la possibilità di essere lei stessa sostenuta e protetta dalla benefica stoffa.

 

 

I tessuti accarezzano, massaggiano, cullano: la pelle, il più esteso dei nostri organi, riceve una carezza che può essere secondo necessità gentile, energica, continua, ritmata. Il corpo dondola delicatamente, da sedute, carponi, supine, sul fianco, secondo il bisogno, la richiesta della donna.

 

 

Il "mio" rebozo non è quello delle ostetriche, o meglio, lo strumento è ovviamente lo stesso, ma è la modalità di utilizzo, e lo scopo con cui viene impiegato, che cambia. Non impiego nè tantomeno insegno a utilizzare il rebozo come mezzo per contenere e gestire i dolori del travaglio: per quello ci sono le ostetriche, e le doule di parto. Per me, che sono educatrice, il rebozo è uno strumento facilitatore, che genera relax e comfort sicuramente, ma sopratutto mi consente di entrare in relazione con la donna che mi ha chiamata per ricevere il massaggio.

Uno strumento molto suggestivo e potente, che "parla" una lingua tutta sua, non verbale, viaggia su frequenze emozionali e cinestetiche: chi lo sa quali corde sarà capace di toccare?

Non resta che provarlo! "Rebozati, mamma!" può essere anche un'idea regalo diversa dal solito... Contattami per saperne di più!


Nessun commento:

Posta un commento

Related Posts Plugin for WordPress, Blogger...