mercoledì 8 aprile 2020

Pillole di Pikler


Leggendo Emmi Pikler non si può fare a meno di avvertire (e apprezzare) un certo respiro che anima i suoi scritti, un afflato a tratti poetico, e rivoluzionario, sul rispetto delle competenze del bambino. In tutto il suo "Datemi tempo - lo sviluppo autonomo dei movimenti nei primi anni di vita del bambino" emerge il ritratto di un bambino capace, con tante abilità, una creatura che è ben oltre il fantolino passivo e incapace ritratto fino a qualche decennio fa nei manuali di puericultura. Lo sviluppo delle abilità motorie,
ma non solo di quelle, è montessorianamente un fenomeno che si origina dall'interno del bambino verso l'esterno, l'ambiente che lo circonda: è quindi il bambino stesso che lo conduce.

Una prospettiva del genere si allontana anni luce dagli approcci e teorie tradizionali, che vedevano invece il neonato come pura "tabula rasa" a cui l'adulto, vero e proprio regolatore dello sviluppo e quasi "deus ex machina", impartiva linee guida o più spesso veri e propri insegnamenti che avevano come obiettivo finale l'imparare a camminare. 

L'adulto ha quindi un ruolo chiave nella dinamica dello sviluppo psicomotorio del bambino, con le sue azioni può infatti scoraggiare posizioni e movimenti "sbagliati" o incoraggiare e rinforzare pattern corretti. In quest'ottica, negli anni, diversi esperti a livello internazionale hanno dato vere e proprie indicazioni sul come posizionare i bambini, fin dalla culla: in particolare, si consigliava precocemente di utilizzare la posizione ventrale (tummy time), oppure di proporre la posizione seduta giunti ad una certa età (solitamente 6/7 mesi). O, ancora, scoraggiare lo strisciamento sulla pancia, sopratutto se riscontrato in epoca "tardiva", o piuttosto aiutare a camminare bambini desiderosi di farlo, tuttavia fisicamente ancora non pronti. 

L'intero sviluppo motorio era visto quindi come qualcosa di guidato: l'adulto fa conoscere la posizione o il movimento "giusto", il bambino capisce come mantenerla o come eseguirlo, e infine impara a trovare e abbandonare la posizione o il movimento appreso in precedenza. Vantaggi: il bambino sembrerebbe procedere nello sviluppo in maniera più celere, sia dal punto di vista fisico che cognitivo; contro: ne emerge un bambino che vive passivamente la sua stessa crescita. Un bambino attratto ed eccitato dai nuovi movimenti e dalle nuove posizioni sperimentate grazie all'adulto, ma che non riesce ad arrivarci da solo. Talvolta, non riesce nemmeno a "stare" nelle posizioni o movimenti provati in compagnia di mamma o papà, o del caregiver. Un bambino che sembra avere tanta fretta, aggiungerei. Un bambino che può verosimilmente fare un'esperienza altamente frustrante, sviluppando gradualmente un'immagine di sè poco efficace e gratificante.






L'adulto per la Pikler dovrebbe interferire il meno possibile nello sviluppo del bambino: uniche cose a cui prestare attenzione saranno la predisposizione di un ambiente che accolga la libertà di movimento del piccolo (si a superfici ampie e non troppo morbide, si a giocattoli semplici e di qualità adatta), e la cura per un abbigliamento adatto, che non blocchi o intralci sgambettamenti e rotolamenti, e che non generi troppo calore. Attenzione, non interferire non vuole certo dire essere "freddi" e insensibili alle richieste di aiuto dei bambini: quando i piccoli hanno bisogno, quando piangono o protestano perchè non riescono a portare a termine un movimento o mantenere una posizione, l'adulto accoglie e da conforto... Sarà attento però a non aiutare il bambino nell'eseguire movimenti che, al massimo della mobilità raggiunta al proprio personale livello, non è capace da solo di compiere. 

La sfida è interessante: è possibile esser-ci, essere presente nella crescita del bambino, rispettando i suoi tempi e bisogni, senza precipitarsi ad aiutarlo quando in difficoltà? E' possibile portare supporto e sostegno, e affetto, al tempo stesso però astenendosi fisicamente dall'intervenire in situazioni di bisogno? Leggendo le pagine della Pikler, e guardando le foto, alcune toccanti, delle puericultrici che operavano a Loczy (un orfanotrofio a cui la pediatra ungherese dedicò buona parte della sua carriera ed energie), sembrerebbe senz'altro di si.




Il bambino che cresce libero nella sua scoperta di nuove posizioni e movimenti è un bambino che fa gradualmente esperienza di consapevolezza e padronanza del proprio corpo; è un bambino che procede con maggior autonomia e sopratutto maggior fiducia nelle proprie capacità, anche perchè sperimenta i propri limiti, i propri confini. E' un bambino che sembra crescere senza pressioni, e senza accelerate frenesie provenienti dall'esterno: un bambino che si sviluppa armoniosamente, in un viaggio che non potrà mai essere uguale al cammino fatto da un suo coetaneo... Perchè ogni bambino è un fantastico universo a sè!

Vi invito a leggere e a riflettere su questo testo che per me è stato molto interessante... Mi ha fornito diversi spunti, mi è venuto da pensare alla mia esperienza da educatrice babywearing degli ultimi anni. Avrei voluto iniziare a scrivere qualcosa, ma sarebbe stato un post troppo denso e credo confuso... Ma ci tornerò su, prossimamente!

Buon portare a tutti, e buone coccole!

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