lunedì 13 aprile 2020

Cinque domande sul babywearing

Tempo fa, ormai sono passati quasi tre anni, gli amici di Napoleaks, una testata giornalistica online indipendente, mi scrissero per un'intervista sul babywearing. Fu un'occasione imprevista per parlare non solo di portabebè, ma anche del cosidetto "alto contatto"... Che, a proposito, io opterei per sostituire con altre espressioni: gli inglesi parlano di "normal infant behaviour", io proporrei semplicemente di parlare di bisogni del bambino. Non solo bisogni strettamente legati alla fisiologia, "visibili", e universalmente riconosciuti e accettati come mangiare, bere, dormire, essere puliti, ma anche necessità "invisibili"
connesse alla sfera emotiva e psicologica del bebè, aspetti imprescindibili dell'individuo fin dalla vita fetale. Bisogni ormai riconosciuti talmente importanti, che persino nella famosa piramide di Maslow "occupano" i gradini più in basso, verso la base. Non che personalmente sia una sostenitrice del modello piramidale, l'essere umano è una realtà molto più complessa... Ma un'immagine ha sempre il grande potere di comunicare in maniera efficace, e di essere ricordata, anche, nel tempo; per cui, di seguito ecco una bella piramide colorata, dove i bisogni "invisibili" di sicurezza, ricercati attraverso il contatto e il contenimento, sono al secondo gradino (ma io li metterei al primo, ripensando subito agli esperimenti di Harlow... Ne riparleremo in un aktro post magari)




Ma ecco la mia intervista a Napoleaks... Non riesco a linkare il loro sito, un motivo in più per trascriverla e non perderla, tra un page not found e l'altro nell'oceano di internet. Buona lettura!




1      Allora Annamaria quale e' il ruolo di una consulente del portare?



Innanzitutto ci tengo a ringraziarvi per avermi dato la possibilità di parlare di un argomento che ormai da otto anni (l’età della nostra prima figlia!) ha un significato e valore enorme per me… Il portare in fascia, o babywearing. Ho la fortuna di fare un lavoro che amo, sono una Consulente del Portare, ovvero aiuto i genitori ad avvicinarsi e orientarsi in questo mondo colorato e morbido delle fasce portabebe’. 

Come tutte le altre colleghe nelle varie città italiane mi occupo in primis della divulgazione del babywearing, soprattutto attraverso gli incontri informativi gratuiti nei Consultori e nei corsi di accompagnamento alla nascita. Mi impegno a trasmettere corrette informazioni sulla fisiologia del bebe’ (cifosi della colonna vertebrale, rispetto delle articolazioni delle anche etc) in modo da poter portare in tutta comodità e sicurezza i propri bambini… E’ infatti ancora troppo diffuso un modo non ergonomico di portare i bebe’ addosso, per lo più attraverso marsupi con schienali poco adeguati al far sentire “contenuti” specialmente i più piccolini: quante volte abbiamo visto per strada neonati tras-portati in queste imbracature molto basse sul corpo del portatore, praticamente appesi, e magari rivolti con la testolina penzolante verso la strada? (pensiamo al sostegno che offriamo invece istintivamente, quando lo portiamo in braccio, alla testolina del bebe’… Perché in marsupio dovrei fare diversamente?) 

Oltre alla diffusione di un portare “buono”, mi occupo di seguire e aiutare i genitori nella scelta del portabebe’ più adatto alle loro esigenze, e insegno loro come indossarlo al meglio, guidando all’acquisto… E anche dopo, se necessario e gradito, per dubbi ed eventuali consigli.



    Esiste una cultura del portare in fascia? Cio' ha attinenza col sud italia? Che evoluzione sta avendo?



Una cultura del portare… E’ il progetto lavorativo cui io e le mie colleghe curiamo e coccoliamo tutti i giorni, come una piantina da innaffiare e accudire! Il portare è una pratica antichissima, che esiste da quando è nato l’uomo, essa è trans-culturale, appartiene a tutte le culture e società nel mondo, solo che in diversi contesti è stata “dimenticata” o per dirla più incisivamente sacrificata in nome di altro… Come ad esempio l’ostentazione di un vero o presunto benessere (il passeggino, diffusosi a partire da fine 800, era appannaggio inizialmente della classe alto-borghese). Dagli anni 70 in Europa è iniziato un movimento di riappropriazione del portare, con modalità sicuramente diverse rispetto a quelle tradizionali che c’erano anche qui, nel Sud Italia, e con i significativi apporti della tecnologia (dei tessuti, dei materiali utilizzati per realizzare portabebe’) e di discipline come ad esempio l’ortopedia. Oggi il portare è sicuramente più comodo rispetto a quello delle nostre antenate, che andavano a lavorare nei campi con i propri figli avvolti in scialli legati sulle spalle. La nostra “scommessa” è quella di far tornare il babywearing una modalità di accudimento democratica e auspicabilmente sostenibile: attualmente stiamo vivendo un momento di grande diffusione di questa pratica, etichettata velocemente come “moda” o “novità”, ma come detto di nuovo c’è poco!





3     Ci parli dell' alto contatto?



Con l’espressione “alto contatto” ci si riferisce solitamente ad uno stile di accudimento che parte da un profondo rispetto delle peculiarità del bambino, delle sue risorse, dei suoi bisogni. 
Il cucciolo di uomo è considerato nella sua unicità, sia come individuo sia come mammifero della sua specie, e il genitore vi si pone in ascolto cercando di rispondere al meglio alle sue richieste, che ben lontane dall’essere “vizi” sono semplicemente fortissime necessità comuni a tutti i bambini (soprattutto neonati) in tutte le culture del mondo. Il concetto di “vizio”, per cui i bambini fin da piccolissimi vorrebbero manipolare i genitori prevaricando psicologicamente su di loro, è frutto di una società, la nostra, che per troppo tempo ha incoraggiato una separazione dalla nascita del bebè in particolare dalla sua mamma, in nome di un mito dell’indipendenza precoce. 

Si è assistito specie negli ultimi decenni del secolo scorso a un atteggiamento diffuso per cui meno si assecondava il pianto e la richiesta di contatto del bebè e più “forte” e autonomo questi sarebbe diventato da adulto… A distanza di qualche anno si sta fortunatamente capendo che questo non solo è totalmente infondato, ma anche molto dannoso: infondato perché, al contrario, più si risponde in maniera rassicurante ai bisogni del neonato e più si sviluppa quella “base sicura” di cui parla Bowlby; dannoso perché si è visto concretamente sul lungo termine come ad esempio metodi rigidi di “abituazione” al sonno fondati sull’assenza di contatto fisico tra genitori e bebe’ (leggi Estivill) abbiano prodotto adulti nevrotici e tendenzialmente angosciati. Questo approccio è interessante anche dal punto di vista dei genitori, i quali si riscoprono madri e padri dotati di un efficace istinto genitoriale, per cui mettono finalmente  in atto competenze e risorse per molto tempo ignorate e soppresse a causa di un meccanismo di delega totale a figure professionali “esperte” più di loro stessi del proprio figlio.




        Che consiglio daresti ad un genitore interessato alla cosa?



Ci sono diversi modi di approcciarsi ad una realtà che si vorrebbe conoscere… Chi preferisce prima uno studio “teorico” per poi approdare al “pratico”, chi invece vuole prima toccare e poi eventualmente documentarsi! Sono tutte (e di più!) scelte rispettabili. Per chi vuole avvicinarsi attraverso la lettura consiglio il testo più completo in lingua italiana sul portare, “Portare i piccoli” di Esther Weber, molto utili e più agili anche diversi siti internet, tra cui quello della scuola dove mi sono formata, Scuola del Portare
Su internet, o meglio sui social, sono presenti molti gruppi tematici che oltre a diffondere nozioni corrette sul babywearing promuovono anche occasioni di incontro tra genitori di una determinata area, ad esempio il nostro gruppo Facebook locale Portare in Fascia Campania

Ci sono poi gli incontri informativi gratuiti, che organizziamo periodicamente come Consulenti del Portare, le giornate di Fascioteca aperta, dove con un contributo simbolico si provano i portabebe’ e si possono prendere in prestito, o le consulenze personalizzate e i corsi, momenti più strutturati dove si impara anche ad indossare correttamente i porta bebe’. Quindi sicuramente il consiglio è… Informarsi bene prima di tutto!



5     Chi si avvicina a questo mondo spesso si imbatte in supporti non ergonomici? Ci puoi dare qualche consiglio?



Spesso ci si imbatte in porta bebe’ non ergonomici, sia di tipo strutturato (come i marsupi) che non strutturato (come le fasce), negli anni ho avuto modo di vederne diversi, tanto che ho deciso di tenerne qualcuno in Fascioteca per far provare proprio addosso le differenze significative tra ciò che è realmente ergonomico e ciò che non lo è, o lo è solo di facciata. 

Qualche consiglio? Sicuramente occhio al primo indicatore: il prezzo. Spesso arrivano genitori alle prime armi che, con il timore di spendere troppo e con l’incognita sulla buona riuscita di questi supporti, si butta sull’economico per cui acquistano fasce elastiche a 20/30 euro (il prezzo di una buona fascia elastica parte dai 50 euro), che costano meno sia perché non hanno alcuna certificazione sulla provenienza e filiera dei materiali, sia perché non danno alcuna garanzia sulla qualità della manodopera, spesso sfruttata… 
Altro elemento da valutare prima di acquistare: dove state facendo l’acquisto? E’ importante effettuare acquisti su siti e negozi affidabili, che garantiscono anche sulla qualità e spesso –ahimè!- anche sull’autenticità dei supporti… Perché il mercato del contraffatto ovviamente è anche in questo settore. Ultimo consiglio, date sempre un’occhiata al mercato dell’usato, spesso si fanno veramente buoni affari!



6      Chi fosse incuriosito come puo' contattarti?



Attraverso le Pagine Facebook Annamaria Spigno educatrice e Fascioteca Napoli, o via mail (bottegabubamara@gmail.com). C’è anche il nostro gruppo Facebook regionale, Portare in Fascia Campania, dove io e una mia collega facciamo da moderatrici.




7      A tutti i nostri intervistati chiediamo di consigliarci un libro, un cd ed un film. Tu che ci dici?



Bello! Anche qui la risposta sarebbe lunga… Ma stavolta sarò più incisiva! Cent’anni di solitudine di Gabriel Garcia Marquez, London Calling dei Clash e Tutto su mia madre di Almodovar.


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